Giornata internazionale dello sport per lo sviluppo
Giornata internazionale dello sport per lo sviluppo: perché lo sport è una palestra di vita
C’è un’attività al tempo semplice e complessa, che nasconde dietro un’apparenza dilettevole un valore fondamentale. Quando si parla d’infanzia, di salute e di neurosviluppo, si deve assolutamente dedicare tempo e attenzione allo sport e a quel che rappresenta nel processo di crescita di ogni bambino. Per questo oggi si celebra la giornata internazionale dello sport per lo sviluppo.
Che sia di gruppo o solitaria, ogni attività sportiva infatti interessa il bambino a 360°, dalla coscienza del proprio corpo al riconoscimento e al mantenimento di relazioni con gli altri bambini e con gli istruttori.
Bisogna dirlo dirlo: lo sport è una palestra di vita!

Giornata internazionale dello sport per lo sviluppo: ecco le fasi
Stringere ritmicamente la manina. Alzare le braccia. Molte azioni su cui il neonato indugia regolarmente, e che a noi adulti sembrano scontate, sono invece step fondamentali di quell’incredibile processo che è la scoperta del proprio io, un io corporeo e sempre calato in un mondo fisico e abitato dagli altri.
Le fasi dello sviluppo motorio, uguali nella sostanza, diverse nel tempo di realizzazione di ogni bimbo, si possono dividere in quattro principali.
Da 0 a 3 mesi (Circa)
Il neonato ha inizialmente bisogno di un supporto fisico notevole. Incapace anche a mantenere la posizione, è fondamentale in questa fase che il genitore corregga la sua postura ogni volta che lo prende in braccio, allineando la testa alla spina dorsale. In questa fase, il bagnetto è un’esperienza dal carico sensoriale e quindi relazionale importante e imprescindibile.
Da 3 a 6 mesi (Circa)
In questa fase il bambino tollera meglio le sollecitazioni ambientali cinestesiche e percettive, perché matura il controllo posturale antigravitario del capo e del tronco superiore, potendo assumere volontariamente posizioni orizzontali (prono, supino e di fianco). Da questo momento l’interesse verso il mondo esterno significherà un graduale allontanamento dal caregiver principale, la madre, e si tradurrà in curiosità in tutto ciò che può toccare e prendere.
Da 6 a 9 mesi (Circa)
In questa fase il bambino acquisisce la capacità di sedersi autonomamente e il movimento autonomo orizzontale, come la gattonata. La possibilità di esplorare lo spazio ora è ancora più completa e permette al bambino di risolvere da solo piccoli problemi, come prendere un oggetto poco distante, stimolando le attività cognitive superiori.
In questa fase si acquisisce anche il senso dell’equilibrio.
Da 9 a 12 mesi (Circa)
Il bambino ha esplorato il mondo, con le mani e con gli occhi e adesso trova nel gattonare un impedimento a tutto quello che potrebbe conquistare con le mani libere. In questa fase il bambino cercherà di sollevarsi sulle gambe: il mondo ora è suo, nel senso più letterale possibile.
Senso, percezione, cognizione: il pensiero elevato inizia a terra
Dall’analisi delle 4 fasi si evince come ci sia un nesso relazionale imprescindibile tra sviluppo motorio e sviluppo cognitivo, perché man mano che aumentano gli stimoli fisici si evolvono le funzioni cognitive che li elaborano e che a quegli stimoli rispondono adeguatamente.
Alcuni filosofi e psicanalisti del secolo scorso, non per nulla, affermavano che il pensiero incomincia dalle mani, incomincia dal corpo. Per questo motivo lo sport, rappresentando un’ulteriore sfida, una novità per il bambino, è motivo di crescita, di sviluppo e di affinamento delle capacità cognitive e ovviamente sociali.
Fare sport non solo è consigliato, fare sport è naturale.
3 (ulteriori) motivi per fare sport
- Migliora la salute: il bambino che fa sport svilupperà un’ossatura più resistente e un indice di massa magra e muscolare di cui, nel corso della crescita, beneficerà il metabolismo, prevenendo così il rischio di obesità.
- Stimola la socializzazione: che sia uno sport di gruppo a un’attività solitaria, ogni bambino dovrà sempre confrontarsi e relazionarsi con l’alterità. Un ottimo modo per comprendere i ruoli, immedesimarsi negli altri, venire a conoscenza delle differenze.
- Favorisce la disciplina e l’autocontrollo: il bambino che impara a giocare secondo le regole è un bambino che canalizzerà le sue pulsioni negative in maniere socialmente accettabili e innocue. Imparando il valore dello sforzo, dell’impegno, dell’attesa il bambino impara letteralmente a diventare adulto.
Come e quando iniziare a fare sport
Ogni pediatra inviterà i genitori a far intraprendere un’attività sportiva al bambino. I genitoricontemporaneamente dovranno avere ben chiara la differenza tra sport e attività agonistica.
Lo sport che devono praticare i bambini è un’attività che si prefigge scopi e fini, ma non diventa ossessione. Un’attività che richiede impegno, ma non annullamento; sacrifici ma non privazioni.
Si consiglia un’attività sportiva circa 2/3 volte alla settimana, per un’ora a sessione e soprattutto si consiglia di lasciare scegliere al bambino lo sport che preferisce o indirizzarlo, seguendo le sue inclinazioni.
Per quanto riguarda l’età corretta per iniziare uno sport, molti indicano i 3 anni, ovvero quando il bambino ha già sviluppato quasi pienamente tutti i sensi, linguaggio compreso.
Sport, anche in età neonatale
Eppure, c’è uno sport che può essere praticato già dai primi mesi di vita con numerosi benefici:
- aumenta la sintonia tra madre e bimbo
- velocizza l’acquisizione della consapevolezza del corpo del bambino
- migliora l’equilibrio
- sviluppa rapidamente i sensi.

Forse bisogna sfatare il mito secondo cui il nuoto è lo sport più completo o forse lo si deve predicare per un giusto soggetto: il nuoto è lo sport più completo per un bambino in età neonatale.
Provare per credere, i pediatri assicurano che non sarà un buco nell’acqua!